lunedì

IL COMMERCIO DELLA SETA




Durante la dinastia Tang la Cina moltiplicò i propri contatti con la Corea e con il Giappone (nell'805, per esempio, 270 ufficiali giapponesi in visita in Cina ne ritornarono con 1.350 pezze di seta, consegnate in dono. Ma il VII e l‘VIII secolo videro il dominio dell'islamismo su tutta la parte meridionale del bacino mediterraneo, e l'Iran, centro del traffico cinese - che da poco ha carpito i segreti della fabbricazione della seta - a sua volta è appena caduto nelle mani dei califfi abassidi. Ormai la Persia mussulmana produce, tesse la seta e la vende a tutto l'occidente. Ma non in quantità sufficiente, né di qualità paragonabile a quella della Cina. Anche quest'ultima continua a smerciare seta, in particolare lungo le piste che attraversano il Caucaso. A quel tempo l'impero cinese si estendeva fino al lago Balkach e fino a Samarcanda. Ma nel 751 i cinesi vengono sconfitti dagli arabi sui bordi del Talas, e gli Uighuri del Xinjiang, da nestoriani che erano, più tardi si faranno mussulmani. Dopo la sconfitta sui bordi del Talas, il potere cinese venne respinto a est e, ormai per lunghi secoli, i rapporti con l'Asia centrale furono soltanto di natura religiosa a commerciale. Dalle oasi del Tarim, l'islamismo si infiltrò in Cina, inizialmente nel Gansu, poi fino al Shaanxi. Nel XVIII secolo, il Xinjiang passò sotto l'autorità delle tribù mongole, gli Eleuti o Zungari che saranno sterminati dai cinesi in seguito alle campagne militari di Kangxi (nel 1690) a soprattutto da Qianlong (nel 1757): la Kashgaria venne allora annessa a prese il nome di Xinjiang o "Nuova Frontiera". Il programma imperiale, che risaliva a quasi due millenni prima, veniva finalmente portato a termine.
Ma torniamo all'insediamento islamico; oggi sappiamo che è esistito un importante centro di fabbricazione di tessuti di seta dal VII al IX secolo, in Sogdiana, vicino all'odierna Buchara. Alcuni dei coprivolto di Astana probabilmente provengono da tale località. Da lì, lentamente, la sericoltura si diffuse nel Mediterraneo, quando i veneziani si accaparrarono il commercio della seta e delle spezie. In Sicilia, a Lucca, a Pisa e ben presto anche a Lione, si svilupparono bachicolture e vennero diffusi gli articoli per la fabbricazione della seta. Contemporaneamente - durante il nostro Medioevo -, vari mercanti cinesi, sulle proprie navi, vendevano molte porcellane e sete ai giapponesi; dei resto, un editto dei 1219 imponeva ai commercianti cinesi di pagare gli acquisti effettuati all'estero esclusivamente con tessuti di seta e ceramiche, al fine di arginare l'emorragia di rame.
Durante la dinastia Yuan mongola (1271-1368), il traffico delle carovane attraverso l'Asia centrale fu nuovamente florido, è l'epoca in cui arrivarono in Cina i Polo di Venezia. Ma la via marittima non era certo meno attiva, e varie imbarcazioni trasportavano gli articoli cinesi fino al porti di Aden, di Zanzibar, di Mogadishu e del Mar Rosso, da cui pervenivano fino alla Mecca e al Cairo.
Questo traffico finì improvvisamente con la dinastia seguente, i Ming (1368-1644). Soltanto, o quasi, il grande esploratore Zheng He, un eunuco mussulmano dello Yunnan che fece sette viaggi per mare tra il 1405 e il 1433 e visitò una trentina di paesi, fu autorizzato a commerciare. La sua flotta raggiungeva le 200 imbarcazioni, con 27.800 marinai e soldati. Sappiamo che nel 1428 fece preparare a Nanchino 330000 pezze di seta destinate all'estero. Di fatto, la proibizione di commerciare al di là delle frontiere aveva avuto come conseguenza il crearsi di un vero a proprio "mercato nero"; arrivata in Giappone, la seta cinese di contrabbando valeva venti volte il suo prezzo, e si contavano fino a 10.000 imbarcazioni e giunche che si dedicavano al contrabbando! Trovavano rifugio nell'Isola di Shuangyu, a sud di Shanghai.
L'editto d'interdizione venne tolto nel 1567 e, da allora, gli scambi con la Corea e le Filippine, diventate da poco spagnole (1565), furono fecondi. Da Manila, galeoni carichi anche di 1.200 balle di seta facevano vela verso le Americhe. Alla fine del XVIII secolo, il Messico, per esempio, svolgeva i due terzi del proprio commercio con la Cina, ed esisteva una comunità cinese in Messico dal XVI secolo. Questo spiega perché il dollaro messicano d'argento, con impressa un'aquila, era diventato "moneta corrente" in Cina, verso il 1800. Davanti a questa fuga d'argento, fu il Messico, a sua volta, a proibire le importazioni di seta.
Tranne in un breve momento, prima del 1688, la dinastia Qing (1644-1911) aveva mantenuto la libertà di commercio per la seta; il traffico aumentò notevolmente e regolarmente e la seta rappresentava il 70% delle esportazioni. Di fatto, per molto tempo, la seta è stata considerata pari all'oro, come valore puro, una specie di moneta di scambio con i paesi stranieri.
D'altronde veniva invariabilmente annoverata tra i regali diplomatici. Infine, nella stessa Cina, veniva offerta come ricompensa per servizi eccezionali, e per molto tempo i funzionari furono pagati con scampoli di seta.

Nessun commento:

Posta un commento