Ma torniamo all'insediamento islamico; oggi sappiamo che è esistito un importante centro di fabbricazione di tessuti di seta dal VII al IX secolo, in Sogdiana, vicino all'odierna Buchara. Alcuni dei coprivolto di Astana probabilmente provengono da tale località. Da lì, lentamente, la sericoltura si diffuse nel Mediterraneo, quando i veneziani si accaparrarono il commercio della seta e delle spezie. In Sicilia, a Lucca, a Pisa e ben presto anche a Lione, si svilupparono bachicolture e vennero diffusi gli articoli per la fabbricazione della seta. Contemporaneamente - durante il nostro Medioevo -, vari mercanti cinesi, sulle proprie navi, vendevano molte porcellane e sete ai giapponesi; dei resto, un editto dei 1219 imponeva ai commercianti cinesi di pagare gli acquisti effettuati all'estero esclusivamente con tessuti di seta e ceramiche, al fine di arginare l'emorragia di rame.
Durante la dinastia Yuan mongola (1271-1368), il traffico delle carovane attraverso l'Asia centrale fu nuovamente florido, è l'epoca in cui arrivarono in Cina i Polo di Venezia. Ma la via marittima non era certo meno attiva, e varie imbarcazioni trasportavano gli articoli cinesi fino al porti di Aden, di Zanzibar, di Mogadishu e del Mar Rosso, da cui pervenivano fino alla Mecca e al Cairo.
Questo traffico finì improvvisamente con la dinastia seguente, i Ming (1368-1644). Soltanto, o quasi, il grande esploratore Zheng He, un eunuco mussulmano dello Yunnan che fece sette viaggi per mare tra il 1405 e il 1433 e visitò una trentina di paesi, fu autorizzato a commerciare. La sua flotta raggiungeva le 200 imbarcazioni, con 27.800 marinai e soldati. Sappiamo che nel 1428 fece preparare a Nanchino 330000 pezze di seta destinate all'estero. Di fatto, la proibizione di commerciare al di là delle frontiere aveva avuto come conseguenza il crearsi di un vero a proprio "mercato nero"; arrivata in Giappone, la seta cinese di contrabbando valeva venti volte il suo prezzo, e si contavano fino a 10.000 imbarcazioni e giunche che si dedicavano al contrabbando! Trovavano rifugio nell'Isola di Shuangyu, a sud di Shanghai.
L'editto d'interdizione venne tolto nel 1567 e, da allora, gli scambi con la Corea e le Filippine, diventate da poco spagnole (1565), furono fecondi. Da Manila, galeoni carichi anche di 1.200 balle di seta facevano vela verso le Americhe. Alla fine del XVIII secolo, il Messico, per esempio, svolgeva i due terzi del proprio commercio con la Cina, ed esisteva una comunità cinese in Messico dal XVI secolo. Questo spiega perché il dollaro messicano d'argento, con impressa un'aquila, era diventato "moneta corrente" in Cina, verso il 1800. Davanti a questa fuga d'argento, fu il Messico, a sua volta, a proibire le importazioni di seta.
D'altronde veniva invariabilmente annoverata tra i regali diplomatici. Infine, nella stessa Cina, veniva offerta come ricompensa per servizi eccezionali, e per molto tempo i funzionari furono pagati con scampoli di seta.
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